Dato che è necessario far rifiorire la biodiversità, la vera rete di sicurezza per la vita sulla Terra, il concetto centrale della legge è il ripristino e la rigenerazione degli ecosistemi compromessi, superando così il concetto di mera tutela.
La legge è il primo esempio al mondo di legislazione di questo tipo e pone l’UE come apripista di riferimento sul tema, anche in prospettiva COP 29 e CBD COP 16, che si terranno rispettivamente a Baku (Azerbaijan) e in Turchia nel 2024.
Sono molteplici gli aspetti presi in considerazione per incidere sulla realtà, alcuni più generali, altri più specifici: il ripristino degli ecosistemi compromessi, l’inversione di tendenza del declino degli impollinatori, l’incremento delle popolazioni di farfalle comuni, il miglioramento degli stock di carbonio organico nei terreni minerali coltivati e della superficie agricola caratterizzata da alta diversità. Ma anche l’aumento della popolazione di uccelli in habitat forestale, il ripristino delle torbiere drenate, la piantumazione sul territorio UE di almeno 3 miliardi di nuovi alberi, la trasformazione di almeno 25.000 km di fiumi in fiumi a scorrimento libero, senza barriere artificiali, e la garanzia che non vi siano perdite nette rispetto agli spazi verdi e alla copertura arborea in ambiente urbano.
Questa legge porterà l’economia al tracollo? No: ciascun euro investito in azioni di ripristino della natura produrrà dai 4 ai 38 euro di benefici economici. Gli Stati membri saranno tenuti ad applicare il regolamento e a presentare entro metà 2026 dei piani nazionali di ripristino credibili, indicanti le modalità con cui intendono conseguire gli obiettivi. Dovranno inoltre monitorare i progressi e riferire in proposito agli organi europei competenti, sulla base di indicatori di biodiversità condivisi a livello UE.